Lasciar andare la sofferenza: un aiuto arriva dal Feldenkrais

Lasciar andare la sofferenza è possibile? Sì, se pensate che è un’abitudine e si forma come tutte le altre.

Va destrutturata e sostituta se vogliamo liberarcene. Possiamo creare delle alternative valide tra cui il sistema nervoso potrà scegliere e sarà capace di cambiare direzione.
“Ho fatto molti sforzi per nascondere le mie emozioni. L’ho fatto soprattutto per difendermi e adesso mi rendo conto che non serve più. Ma come faccio ad avere una vita più coinvolgente, a lasciarmi andare e fidarmi ancora?” Sono le parole di una mia allieva. Credo che molti di noi abbiano fatto un’esperienza simile. Perché portare avanti un’abitudine quando ci si accorge che non è più utile? Le abitudini possono riguardare anche la nostra vita emotiva, possono riguardare anche i pensieri. E ci abituiamo alla sofferenza.

Come si formano le abitudini? È un processo lento che avviene quando proviamo a fare qualcosa. Il primo passaggio è fare l’esperienza. Quando riusciamo a raggiungere l’obiettivo e siamo contenti del risultato, allora l’abitudine si è formata e possiamo utilizzare questa modalità più volte per consolidarla.

Ma qual è l’aspetto negativo dell’abitudine? L’aspetto negativo è che la utilizzeremo anche in un momento meno opportuno, quando sarebbe più utile adottare un altro comportamento. Solo la consapevolezza può fare la differenza. Quando ci accorgiamo di quello che stiamo facendo possiamo decidere se è utile allo scopo oppure no e cercare un’altra strada. La vecchia strada rimarrà comunque percorribile per quando sarà necessario.

Nella presenza e consapevolezza possiamo integrare il vecchio e il nuovo perché accettiamo entrambi accogliendo noi stessi.

Come si fa? Dobbiamo “imparare” un altro modo di fare che il nostro sistema nervoso riconosca come valida alternativa perché funzionale e piacevole e allora il gioco è fatto! Ci devono essere le condizioni adeguate perché ciò avvenga. Il sistema nervoso impara nella comodità e nel piacere. Il Metodo Feldenkrais ci viene in aiuto proprio in questi casi, quando vogliamo creare un’alternativa. Innanzi tutto dobbiamo credere nell’intelligenza del nostro sistema nervoso e nella possibilità di autoapprendimento. In altre parole l’aiuto non ci verrà dall’esterno, ma è dentro di noi e ci applichiamo per tirar fuori le nostre risorse.
In questo lavoro posso essere una guida e un sostegno semplicemente perché ci sono passata, ho fatto l’esperienza.

Il Feldenkrais ci insegna la comodità, la piacevolezza e il rispetto dei propri tempi.

Le persone arrivano da me e lamentano dolori, difficoltà di adattamento, ansia. Il disagio e a volte anche il dolore è evitabile se proviamo a fare in un altro modo. Stare nell’ascolto di sé insegna all’accoglienza di quello che c’è, alla ricettività e sviluppa la presenza. Se siamo nel momento presente siamo meno tentati di dare risposte preconfezionate, di sentirci continuamente il bersaglio di un sistema che rema contro di noi, di essere reattivi.

Nella presenza alimentiamo la comprensione anziché la reazione. Impariamo a muoverci con il mondo esterno e non contro.

Pensate, per esempio, alla forza di gravità e alla lotta che ogni giorno credete di dover intraprendere con essa per stare in piedi. Cercate di ricordare anche tutti quei momenti di leggerezza, di mancanza di peso, di levità che avete sperimentato a volte nel cammino, nell’alzarvi e nel sedervi… nella danza! Tutti noi li abbiamo avuti momenti così, di intensa sensazione di benessere.
Esistono questi momenti e siamo capaci di convivere con la forza di gravità e con le sue leggi a patto di non contrapporla, ma di assecondarla. E questo è possibile se sviluppiamo più sensibilità, capacità di sentire le differenze. Se siamo disposti ad affidarci.

Ecco la cosa più difficile: affidarsi. Da bambini ci siamo lasciati andare, non potevamo farcela da soli, abbiamo dovuto dipendere da altri. Restano dentro di noi i segni delle esperienze positive, del senso di appartenenza, di unione con l’altro e di sicurezza che deriva dal poter contare sull’aiuto di qualcuno. Perché adesso pensiamo di essere da soli, di dover lottare e che per ottenere un risultato bisogna sforzarsi? Dove sono le sensazioni piacevoli, la leggerezza e la gioia?

Rimanere nel processo senza voler raggiungere a tutti i costi un risultato.

E’ la strategia migliore per evitare la fatica e lo stress oltre misura.

Se guardiamo avanti il nostro piano è piuttosto quello di lasciar andare i piani e seguire la direzione della crescita. Non è perchè non sappiamo dove andare. Piuttosto è perchè ogni passo apre diverse possibilità. Ogni passo ci mette di fronte alla scelta del passo successivo. Questa si chiama libertà. – Jeff Foster

Una delle caratteristiche principali della pratica con il Metodo Feldenkrais è quella di permettere all’allievo di stare nel processo di apprendimento di nuove possibilità d’azione. Come può avvenire questo? Attraverso l’esplorazione del movimento nella comodità, nel piacere e nel rispetto dei propri limiti e del proprio ritmo, alla ricerca di un movimento naturale, libero e adeguato allo scopo. E la cosa più interessante è che quello che si impara durante la lezione è applicabile alla vita di tutti i giorni, perché si crea spazio al nuovo modo di fare.

È stato chiesto a Moshe Feldenkrais di poter descrivere con una frase in che cosa consistesse il suo Metodo e la risposta è stata:

Il Metodo riguarda la possibilità di creare la pace tra il sistema nervoso e la forza di gravità.

Una pace che si può estendere alla nostra vita e si può passare dall’abitudine alla sofferenza all’abitudine alla facilità, alla gentilezza e alla gioia.


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