Mettiti comodo

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Una delle indicazioni che viene ripetutamente data agli allievi durante una lezione di Metodo Feldenkrais è: “Mettiti comodo, trova la tua comodità, senti la comodità”.
Non è un caso perché “naturalmente”, in diverse situazioni, siamo portati a fare degli aggiustamenti fisici per trovare maggiore comodità: sulla sedia, al computer e nel letto, per esempio.

Abbiamo sentito un certo disagio, che può essere anche emotivo e ci viene automatico intervenire per stare meglio in quella stessa posizione. Questo vuol dire che il nostro corpo conosce la comodità, la piacevolezza; al nostro corpo piace la sensazione di calma, di abbandono e di leggerezza.

Perché allora abbiamo aumentato la soglia di tolleranza nei confronti delle situazioni di disagio, di limitazione, di dolore?

Perché non interveniamo più ”naturalmente”?

Siamo rassegnati. Il condizionamento mentale è tanto forte che il bisogno di comodità viene ignorato. Questo bisogno non lo sentiamo più perché non ci diamo la possibilità di ascoltare il corpo. Forse abbiamo perso sensibilità, intesa proprio come “abilità dei sensi”. Certo è che se rimaniamo sempre nel rumore, nell’azione spesso frenetica e nel troppo movimento, sarà impossibile o quanto meno molto difficile ascoltare il corpo e il suo disagio, che spesso comincia con minimi accenni.

È necessaria una graduale riduzione dello sforzo inutile per aumentare la sensibilità cinestesica, senza la quale la persona non può autoregolarsi. – Moshe Feldenkrais

In fisiologia, la legge di Weber-Fechner spiega che la variazione di uno stimolo è percepita in misura minore quando l’intensità di partenza di tale stimolo è elevata. Se, per esempio, stessi tenendo in mano un peso di dieci chili potrei non percepire alcun cambiamento se qualcuno aggiungesse due etti, mentre se stessi tenendo solo quattro chili riuscirei a percepire i due etti in più.

Il disagio è destinato ad aumentare perchè il rumore di fondo che caratterizza la nostra vita è alto.

E’ più difficile autoregolarsi quando è stato compromesso il nostro equilibrio.

La tensione muscolare e il dolore dati da una posizione scomoda, l’aumento di tono muscolare prodotto dalla fatica e dallo sforzo, fanno sì che il cervello adotti più facilmente schemi muscolari abituali, automatici anche se poco efficaci. Insieme al nostro equilibrio è stato compromesso il processo di apprendimento da parte del sistema nervoso. 

Il nostro sistema nervoso è in grado di notare differenze in schemi muscolari quando se c’è una diminuzione nella complessiva eccitazione sensoriale. Nel caso dello sforzo muscolare questo deve essere ridotto al minimo. Inoltre, se adeguatamente stimolato, il sistema nervoso cerca sempre “nuove” e appropriate soluzioni al disagio e alla limitazione.

Il cervello genera nuove informazioni a partire dalla percezione delle differenze. – Anat Baniel

Puoi sperimentare il potere della gentilezza man mano che riduci la forza. Anche i dolori, le tensioni e la stanchezza si riducono e pian piano si risveglia la tua vitalità.

Questo succede durante una lezione di Metodo Feldenkrais in cui un’altra indicazione che ti viene data è: “Fai piano, fai poco, riduci il movimento e riduci lo sforzo”.
Quando il movimento rallenta o ci fermiamo il nostro corpo ci parla e ci dirà molto su quello che è utile per noi: ci guiderà “naturalmente” verso la scelta di quello schema di movimento che sarà più comodo, più piacevole, più efficiente. Sarà un movimento, un gesto “sentito” come facile e piacevole da noi e sarà bello e piacevole da vedere.


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